Rassegna Stampa
Zonno (Fimmg Formazione) “E fu così che videro allontanarsi l’accesso alla professione già garantito..”
25/11/2013
Sento di alcuni giovani colleghi che inseguono il titolo di specializzazione in MG, ma non leggo in giro dove possano essere trovati i soldi per equiparare la nostra borsa, se non in approssimative e molto teoriche ipotesi, nelle quali sono non ridotti, bensì azzerati i costi fissi di gestione delle scuole (personale di segreteria e amministrativo, risorse per la didattica). Mi preoccupa ciò perché vorrei che la scuola fosse migliorata in qualità didattico-formativa e funzionalità, e non improvvisata o organizzata su base volontaristica.
Si parla di una università più qualificante nella formazione, quando da anni proprio la parte ospedaliera lamenta scarsi se non assenti diretti coinvolgimenti nella formazione pratica delle giovani leve specialistiche soprattutto nell’area chirurgica.
Apprendo che viene addirittura ridotta la durata delle scuole di specialità per non diminuire troppo drasticamente da un anno all’altro il numero di contratti da parte del MIUR.
Leggo che vi saranno tagli dei posti letto fino a 14.000 unità e penso ai colleghi ospedalieri in esubero.
Leggo di atti di indirizzo per il rinnovo della convenzione di medicina generale nei quali si vuole dare spazio ai dipendenti ospedalieri in esubero a discapito delle aspettative dei giovani specificamente formati alla medicina generale.
So che spesso le borse di specializzazione garantiscono ai reparti universitari forza lavoro a basso costo e che poi spesso i colleghi neo-specialisti trovano difficoltà nel farsi assumere.
Quello che so per certo è che il maggior numero di pensionamenti sarà nell’area della Medicina Generale, e mi viene il dubbio che chi cerca di fare movimento d’opinione sulla necessità di avere il titolo di specializzazione in Medicina Generale, in realtà stia lavorando per aprire la strada a equipollenze con altri titoli specialistici, per sistemare gli esuberi dagli ospedali e gli specialisti che non trovano lavoro nel loro campo.
Ricordando che in Italia in passato si è fatto ricorso a politiche di sanatoria dopo aver creato una situazione di emergenza, mi preoccupo perché vedo che associazioni di categoria, vicine all’ambiente universitario e ospedaliero, sbandierano la richiesta che il corso diventi specializzazione come l’unica via che possa dare apparentemente dignità alla formazione in MG ma sostanzialmente gli darà pletora.
Ma non vi sono risorse, vi sono stati tagli anche alla formazione specialistica, si millantano fondi europei o regionali non meglio definiti. Vedo il rischio quindi, in un’Italia che negli ultimi 20 anni non ha saputo fare un minimo di programmazione dei fabbisogni, di una risposta incompleta e superficiale che aprirà i canali per redistribuire i professionisti indipendentemente dalla loro vocazione e dal loro percorso formativo, con un flusso da ospedale al territorio conforme alle curve pensionistiche e non alle necessità del paese e di un SSN che ha bisogno di una riforma del territorio fatta dal territorio.
E mi fa rabbia pensare che chi ha fatto la scelta di lavorare sul territorio possa dover ritardare il suo ingresso nella professione, che si tratti di Continuità Assistenziale o Assistenza Primaria, perché incautamente si è dato spazio a richieste che dietro la bandiera della dignità e del riconoscimento della Medicina Generale, hanno creato dei competitor che lavorerebbero sul territorio per opportunità contingente.
Preferisco, come tanti miei colleghi, essere un medico attivo nel sindacato per cercare di far sì che nella nuova convenzione venga previsto l’inserimento remunerato dei medici in formazione nei nuovi modelli organizzativi della MG, così che la borsa sia integrata, la formazione diventi una moderna formazione lavoro professionalizzante e si riconosca pienamente ai colleghi il risultato del superamento di un concorso pubblico per l’ingresso nella MG.
Giulia Zonno