Rassegna Stampa
Fimmg formazione, per i giovani Mmg borsa esigua e poche sostituzioni
04/04/2015
Una borsa di studio di circa 11.600 euro l’anno, con tasse, assicurazione, Enpam a proprio carico, l’impossibilità di accedere ad attività professionalizzanti extra durante l’iter formativo, con conseguenze sul fronte economico e anche di pratica sul campo, un tempo di accesso alla convenzione che può variare, in alcuni casi, da due anni di attesa della Lombardia a 8-9 anni in Campania. È questo il quadro che emerge dei giovani medici di medicina generale dalla chiacchierata con Giuliana Arciello, neo segretario nazionale Fimmg Formazione, con la quale abbiamo fatto un punto sulle condizioni di lavoro e anche sul suo nuovo mandato.
Quali problematiche per i giovani Mmg?
Per la medicina generale, in prospettiva, si sente meno il problema, avvertito dai colleghi della formazione specialistica, alle prese con il blocco del turn over, del mancato accesso al mondo del lavoro. Nei prossimi anni, in particolare, le previsioni sono per un aumento nel numero di pensionamenti tra i Mmg, con la creazione di spazi per i nuovi accessi. Ma quello che va rilevato per i giovani sono le condizioni economiche in cui versano già durante il periodo della formazione specifica e la scarsa possibilità di fare esperienza sul campo.
Si spieghi meglio
Le uniche possibilità che abbiamo di lavorare e, di conseguenza, di entrare a contatto con la professione, durante il periodo della formazione e fino al momento dell’accesso alla titolarità, sono le sostituzioni, che possono essere effettuate negli studi dei Mmg o nella Continuità assistenziale. Il problema però è che le sostituzioni in Mg sono poche, e soprattutto concentrate ad agosto, durante le vacanze estive, mentre nel corso dell’anno si tratta per lo più di brevi periodi legati magari a malattia o ferie. Diversa la situazione nella continuità assistenziale: è chiaro che i colleghi che lavorano di notte e nei festivi siano più portati a richiedere sostituzioni e quindi, in linea teorica, in questo ambito ci potrebbero essere possibilità maggiori. Ma il problema è che l’accesso è vincolato alle carenze di medici iscritti negli elenchi della guardia medica notturna e festiva e della guardia medica turistica. Così, si passa da regioni in cui si effettuano più sostituzioni, a regioni, come la Campania, il Lazio dove, al contrario, c’è il fenomeno della pletora e le possibilità sono legate alla reperibilità. Con la conseguenza che possono passare interi mesi senza fare nessuna sostituzione, con una perdita, oltre che economica, anche di formazione.
Anche perché per i medici in formazione manca lo sfogo di un’eventuale attività libero-professionale?
Esatto. È cosa comune agli specializzandi. Ma la differenza è che la nostra borsa di studio è la metà rispetto a quella dei colleghi. L’importo annuo complessivo è di circa 11.600 euro, con una retribuzione oraria di poco più di 5 euro, per un totale mensile di circa 950 euro.
Poi c’è l’Enpam, l’ordine, e quant’altro…
Anche la tassazione Irpef e le varie addizionali regionali e comunali – e questo di nuovo a differenza dei colleghi specializzandi – e l’assicurazione, che è a nostro carico. Con la convenzione del sindacato, per gli iscritti, si parla di circa 150 euro l’anno, solo per la formazione, a cui poi vanno aggiunti altri 100 circa per le sostituzioni. Per altro anche la formulazione della Delega lavoro (ex art 22 Patto Salute), che prevede un percorso alternativo alla specializzazione da espletarsi sul territorio, nelle Asl, ci ha lasciati totalmente esclusi, non prevedendo iniziative di riqualificazione del nostro percorso. E guardi che stiamo parlando di persone che hanno 28-30 anni: che possibilità ci sono in queste condizioni di costruirsi una vita?
In questo senso, una volta terminato il corso qual è il tempo medio di accesso alla titolarità?
Varia molto in base alle realtà regionali. Attualmente si va da una situazione come quella della Lombardia o del Piemonte, che ha una media di circa due anni di attesa dal termine del corso di formazione, a regioni come la Campania, il Lazio dove l’attesa è di circa 7-8 anni. Le previsioni, come dicevo, sono per un miglioramento della situazione, ma di certo si rileva un problema di programmazione, aggravato ulteriormente dal provvedimento che era stato preso ormai 20 anni fa, a seguito dell’introduzione del corso di formazione specifica, per andare incontro a quei colleghi iscritti all’università prima del 91: il diritto acquisito all’accesso al corso di formazione specifica in medicina generale in soprannumero senza concorso. Un istituto ormai superato che permette a questi ultimi di ottenere molto più facilmente la convenzione grazie ad un punteggio pregresso che, sommato a quello del diploma in medicina generale, gli spiana la strada sui tempi di accesso professionali, ritardando ulteriormente i tempi per noi concorsisti. Il tutto oltre a porre i giovani medici in una posizione di svantaggio rispetto ai colleghi in soprannumero (che possono peraltro svolgere libera professione durante il periodo di formazione), falsa del tutto la capacità programmatoria delle regioni. Ma al di là di questo punto, sul quale ci stiamo muovendo da diverso tempo, credo che, in generale, occorra agganciare maggiormente la programmazione a quella che sarà la richiesta di medici nei prossimi anni.
Che non viene colta adeguatamente dalle Regioni?
Le previsioni sul fabbisogno ci sono, ma gli aggiornamenti non sono così rapidi: ci sono regioni che non hanno apportato modifiche ormai da diverso tempo.
E che cosa succede in caso di maternità o paternità?
Questo è un altro problema, che si traduce in una perdita di tempo per il o la corsista. È solo da qualche tempo che è stata introdotta una sessione straordinaria per poter raggiungere il titolo di diploma – per altro una misura non recepita da tutte le regioni -, ma l’inserimento in graduatoria avviene comunque dopo un anno dal termine del corso.
A che cosa è dovuta questa discrepanza?
All’impossibilità di fare domanda di inserimento “sub conditione”, vale a dire con riserva e durante l’ultimo anno del corso. Cosa che determina – per tutti i medici in realtà – una mancata coincidenza tra la conclusione dell’iter dei tre anni di formazione specifica e l’inserimento nella graduatoria per la convenzione. Traducendosi in un anno di tempo perso. Anche perché sul fronte delle attività professionalizzanti nulla cambia: le uniche possibilità che abbiamo sono le stesse sostituzioni di prima, con l’unico vantaggio che, dopo l’acquisizione del titolo di formazione, si raggiunge un livello di priorità maggiore, e forse una maggiore possibilità di accedere a sostituzioni nella Ca.
Quali possibili ricette, anche alla luce del suo nuovo mandato?
Innanzitutto una adeguata programmazione, che significa aumento del numero di borse stanziate dalle Regioni. Ma anche consentire di fare attività professionalizzanti, retribuite dalle Asl, che ci permetterebbero di migliorare e integrare il nostro percorso formativo, stando nel territorio e sul campo, e compensare l’esigua borsa. Certamente poi andrebbe permessa la domanda “sub conditione”, venendo incontro così anche a colleghe e colleghi in maternità o paternità. E infine come dicevo l’eliminazione del provvedimento – giusto nel momento in cui è stato fatto, ma che ora crea disparità – dell’accesso in sovrannumero al corso di formazione specifica e alla graduatoria.
Francesca Giani