Rassegna Stampa
Tirocinanti Fimmg: impensabile per noi gestione universitaria della specialità
05/11/2014
«Il pasticcio ai test d’ingresso alla specialità è uno dei motivi per cui i tirocinanti in medicina generale fanno bene a sostenere un percorso di studi regionalizzato fuori dal controllo degli atenei». All’indomani dello scandalo dei set di quiz scambiati, Caterina Marcucci, vicesegretario Fimmg formazione, coglie l’occasione per ribadire perché i giovani medici di famiglia del primo sindacato di categoria si battono per un corso specifico diverso dalle altre specialità. «A turno, varie formazioni si sono pronunciate a nome della medicina generale per rivendicare un corso post-laurea universitario, sul modello di quelli per le specialità ospedaliere. In queste posizioni vediamo il tentativo del Ministero dell’Università di controllare la nostra formazione, che invece deve restare in regione, in primo luogo per ragioni organizzative. Con una misera borsa da 860 euro mensili per noi tirocinanti è impensabile predisporsi a “obbedire” ai risultati di una graduatoria nazionale trasferendosi in un’altra regione per tre anni per imparare ad esercitare, come avviene per gli specializzandi, che possono essere costretti a esercitare lontano da casa forti di un contratto di formazione meglio retribuito». «Il secondo motivo per perseguire un corso regionale, ancorché perfezionato e più completo, è la necessità di imparare la professione il più vicino possibile ai pazienti che si seguiranno una volta entrati nella medicina generale, oggi riorganizzata attraverso ruolo unico (pari dignità tra assistenza primaria pagata a scelte e continuità assistenziale pagata a ore lavoro) aggregazioni funzionali e unità multi professionali. In questo iter di apprendimento – dice Marcucci – sono previste le attività professionalizzanti che ci fanno imparare una professione consentendoci entrate aggiuntive alla borsa; purtroppo all’articolo 5 del comma 14 del patto salute questa possibilità è stata cassata all’ultimo momento. Speriamo di recuperarla con il tavolo sulla formazione che doveva insediarsi entro ottobre e che ad oggi ci risulta ancora in via di composizione. Fimmg Formazione ha raccolto 5 mila firme per far capire due cose: che la formazione professionalizzante sul territorio è l’unica strada pratica e che una formazione universitaria non è la risposta giusta poiché, se si escludono corsi marginali all’interno delle attività didattiche opzionali, l’ateneo italiano non dà sbocchi né importanza alla medicina generale».
Mauro Miserendino