Zonno (Fimmg): cassazione ha ragione, tra contratto e borsa specializzandi differenze importanti

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Zonno (Fimmg): cassazione ha ragione, tra contratto e borsa specializzandi differenze importanti

26/06/2014


Il contratto dello specializzando (22.700 euro lordi annui) e la borsa di studio del tirocinante in medicina generale (11.000 euro lordi annui) sono due cose diverse. Lo sottende la sentenza di Cassazione del 22 maggio scorso numero 11414, secondo cui lo studente di scuola di specialità è un dipendente Ssn a tutti gli effetti e di conseguenza non va mantenuto dai genitori (anche se il suo contratto è a termine): una vicenda che parte quando, a una specializzanda in medicina figlia di genitori separati che chiede il sussidio al padre, il Tribunale nega il mantenimento ritenendola autosufficiente. La madre si appella perché il contratto di specializzazione non dà luogo ad un rapporto di lavoro stabile. La Corte d’Appello le dà ragione dichiarando che il contratto è equiparabile alla borsa di studio e legato alla preparazione universitaria; inoltre, dura 5-6 anni (il periodo della scuola) e poi finisce La Cassazione ribalta tutto, richiamando la sentenza 18974/13 secondo cui si è autosufficienti se si percepisce un reddito corrispondente alla professionalità acquisita, a “normali e concrete condizioni di mercato”, e tale è “il compenso (dello specializzando) ex art. 37, d.lgs. 17 agosto 1.999, n. 368, non riconducibile ad una semplice borsa di studio”. Inoltre, il giudice di secondo grado ha sbagliato nel ritenere precario il contratto perché non ha considerato “le concrete prospettive di impiego assicurate dal numero chiuso delle specializzazioni”?

Giulia Zonno segretario Fimmg formazione, conferma la precarietà della borsa del futuro mmg e la distinzione esistente rispetto a un vero contratto: «Nel caso della formazione in Medicina Generale, il sostegno economico di 850 euro al mese non può essere che considerato come un sussidio allo studio erogato per soli 3 anni, di un percorso post-laurea che dia accesso alla professione, che può arrivare a durare fino ai 7-8 anni, se sommiamo ritardi per tempi morti, burocratici e sospensioni per malattia o gravidanza rigorosamente non tutelate. Per svolgere il lavoro di medico serenamente, c’è bisogno di un contesto lavorativo né precario, né rocambolesco. Per questo, quando diciamo di aver necessità di lavorare durante la formazione nell”area delle cure primarie, per integrare la borsa, chiediamo che il lavoro che possiamo svolgere non sia definito semplicemente da un”incompatibilità legislativa, ma opportunamente da un contratto: nel nostro caso il contratto di categoria della Medicina generale».

Mauro Miserendino

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