Rassegna Stampa
Corsi di formazione in medicina generale. Il no della Fimmg agli accessi in sovrannumero
07/05/2015
Lo ribadisce il sindacato in una lettera inviata al Ministro Lorenzin e alla Stato Regioni. “Sono passati 15 anni dal varo della legge del 2000, crediamo siano stati sufficienti per regolare un periodo transitorio. Ora occorre un freno e regole chiare”.
Corso di formazione specifica in Medicina generale (Cfsmg): no agli accessi in sovrannumero alle scuole specialistiche in deroga rispetto ai posti programmati dalle Regioni. Parte dalla Campania l’ennesimo grido di protesta dei medici Fimmg. In una lettera appello firmata dalla napoletana Giuliana Arciello (neoeletta segretario nazionale Fimmg Formazione) e da Giacomo Milillo, segretario nazionale generale del sindacato, si chiede al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, di intervenire in prima persona per sanare le falle nel sistema formativo generate dall’articolo 1 della legge 401 del 2000. Destinatari della missiva sono anche Gianclaudio Bressa, presidente della Conferenza Stato-Regioni e Rossana Ugenti, direttore generale del ministero della Salute.
La norma all’indice del sindacato consente, appunto, agli iscritti alle Università di Medicina prima del 1991 (quando la Medicina generale non era ancora una specialità) di accedere in sovrannumero alle suddette scuole di formazione. Una possibilità che avrebbe dovuto riguardare pochi casi isolati, destinata ad autolimitarsi nel tempo e che, invece, proprio negli ultimi anni ha subito una particolare recrudescenza ostacolando l’accesso al lavoro dei giovani medici.
Nella sola Campania, nel 2015, su 80 posti riservati al concorso per gli accessi programmati al corso di Medicina generale (990 su scala nazionale) le iscrizioni in sovrannumero sono state 27, nel 2014 hanno toccato quota 47 e nel 2013 addirittura oltre 60, ben oltre, dunque, il limite del 10 per cento inizialmente fissato dal bando regionale. “Limite quest’anno nemmeno previsto – avverte Arciello – probabilmente per evitare impugnative e complicazioni legali che vedrebbero soccombere la Regione. Assistiamo addirittura ad iscrizioni da parte di colleghi titolari di guardia medica (continuità assistenziale) che, in base all’articolo 17 dell’Acn (Accordo collettivo nazionale), sarebbero del tutto incompatibili. In queste condizioni salta ogni programmazione. Il corso di formazione per la Medicina generale, a differenza delle altre specializzazioni mediche, ha una borsa di studio molto bassa (circa 900 euro di cui comunque non usufruiscono i corsistisoprannumerari ) e c’è l’obbligo dell’esclusiva solo per i vincitori di concorso. I posti sono programmati rispetto al fabbisogno e alle carenze sui territori. Ma un giovane specializzando oggi vienepuntualmente superato da medici attempati che sinora hanno fatto un altro lavoro e che potrebbero continuare a fare altro ma che, invece, in base ai punteggi accumulati negli anni, diventano automaticamente assegnatari dei posti liberi nelle convenzioni con le Asl;forse puntano alle pensioni del ruolo unico ma così sottraggono lavoro ai legittimi vincitori del bando per l’accesso alla medicina generale. Tutte distorsioni che, comunque, sono generate dauna falla della legge 401 del 2000 che solo il governo può riparare. Come? Fissando paletti o eliminando del tutto la possibilità d’accesso in sovrannumero”.
Nell’ultimo anno non si contano le iniziative della Fimmg tese a sollecitare l’intervento del Ministro e del governo – dai flash mob alle petizioni on-line – Ma non è servito.. “Eppure – aggiunge Arciello – il ministro si è rivelato un interlocutore attento della categoria laddove abbiamo chiesto e ottenuto la proroga per lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento per i colleghi che hanno optato per altre specializzazioni. Solo in Campania sono entrati 4 o 5 colleghi. Ma tutto questo non serve a niente se poi la stessa proroga si trasforma in un boomerang con tantissimi accessi non regolamentati, a semplice domanda, in sovrannumero. Sono passati 15 anni dal varo della legge del 2000, crediamo siano stati sufficienti per regolare un periodo transitorio. Ora occorre un freno e regole chiare”.
All’istituzione del Cfsmg, risalente al 1999 (DL 368 del 99) – si legge nella missiva di Milillo e Arciello -sono seguiti modifiche ed adeguamenti che hanno portato il corso di formazione ad essere un corso triennale con delle caratteristiche specifiche, che rendono imprescindibile per lo svolgimento dell’attività di medico di medicina generale, il conseguimento del diploma stesso. L’acquisizione del diploma consente l’inserimento nelle graduatorie regionali per assistenza primaria di Medicina generale, continuità assistenziale, emergenza sanitaria territoriale, attività programmata per i servizi territoriali.Dunque i medici che rientrano nella fascia di professionisti in soprannumero, accedono al Corso scavalcando la meritocratica selezione rappresentata dalla prova di esame e conseguono il diploma, alla pari dei borsisti, usufruendo altresì della possibilità di svolgere, durante il triennio, qualsiasi attività lavorativa ritenuta compatibile con il corso, possibilità preclusa a chi percepisce invece l’esigua borsa di studio”. Insomma dito puntato sulla disparità di condizione che si genera tra borsisti e soprannumerari a tutto discapito dell’occupazione giovanile e della lotta al precariato.
La sentenza del Tar del 2013
Oltre alle falle della legge a dare manforte ai soprannumerari c’è anche una sentenza del Tar Campania (del 27 maggio del 2013) che ha ammesso tre medici ricorrenti inizialmente esclusi dal corso di formazione specialistico per la medicina generale in Campania. “Da quella sentenza – conclude Salvatore Caiazza, coordinatore regionale della Fimmg formazione -che dovrebbe avere validità nominale, si sono spalancate le porte per l’accesso al corso in quell’anno per altri 60 colleghi a semplice domanda protocollata agli uffici regionali. Il risultato è la completa demotivazione di chi invece segue i corsi a tempo pieno e l’assenteismo pressoché totale dei medici entrati in soprannumero che, ovviamente sono concentrati nel lavoro in studio o nella rete del 118 dopo aver seguito il corso professionalizzante”.